Il dovere della precisione nello scrivere la storia

Per quanto riguarda il titolo, il metodo e alcuni contenuti del recente libro Einaudi a cura di Roberta Valtorta, con testi della stessa e di William Guerrieri, Antonello Frongia, Matteo Balduzzi, si rendono doverose alcune precisazioni per salvaguardare la verità storica e, soprattutto, la ragione artistica e culturale di alcune vicende decisive nella fotografia italiana contemporanea, vicende di cui io sono tra i testimoni attendibili perché, a differenza degli autori Einaudi, ne sono stato partecipe e protagonista sin dal loro inizio.

fotografia europea contemporanea

Un capitolo mancante

Il titolo del libro Einaudi, salvo un aggettivo, riprende alla lettera, senza dichiararlo, il titolo Luogo e identità nella fotografia europea contemporanea da me ideato per le due rassegne che curo come direttore della collana “Punto e Virgola” dell’Editoriale Jaca Book nell’agosto del 1982 e nello stesso mese dell’anno successivo, nell’ambito del Meeting per l’Amicizia tra i Popoli di Rimini. Con 12 immagini ciascuno, nel 1982 gli autori presenti sono: H. Cibulka, M. Faust, B. Lenart, L. Kandl, R. Kratochwill, E. Kraus, N. Walter, M. Willmann (Austria); A. Claass, B. Descamps, E. Kuligowski, B. Langevin, C. Nori, B. Plossu, C. Sarramon (Francia); O. Barbieri, G. Basilico, V. Castella, G. Chiaramonte, M. Cresci, L. Ghirri, A. Gigli, G. Guidi, G. Leone, P. Mattioli, M. Jodice, E. Rozzo, R. Trojan, F. Ventura (Italia); T. Catany, R. Navarro, J. Fontcuberta, F. Freixa, J. Guillumet, M. Laguillo, E. Olivella, H. Rivas (Spèagna); V. von Gagern, A. Gelpke, A. Müller-Pohle, G. e N. Nothhelfer, T. Scholz-Rittermann, W. Schürmann, H. Stamm (Germania). Sempre con 12 immagini ciascuno, nel 1983, in diverse sezioni, gli autori esposti sono: M. Willmann (Austria), G. Berengo Gardin, R. Di Vincenzo, G. Tavano, M. Tinelli, V. Fossati, F. Buratti, A. Paderni, P. Pozzi, E. Grisanti, S. Wolf, S. Hill (Italia); G. Le Querrec, J.L. Elzeard (Francia); J. Davies, R. McCormick, D. Chadwick, P. Graham, M. Mahr, B. Griffin, P.D. Barkshire, M. Parr (Gran Bretagna); P. Den Hollander, T. Michiels, L. Huiskes, W. De Roo, H. Sengers, B. Vroege (Olanda); E. Olivella (Spagna); R. Lichtseiner, C. Vogt, P. Strebel, H. Granzmann, E. Gandolfi, A. Flammer, D. Boetti, J. Pugin (Svizzera).

Tre sono le ragioni principali che mi spingono a realizzare questa rassegna: la prima è il mio interesse artistico per il luogo come dimensione rivelativa dell’identità personale, maturato nella mia opera Paesaggio italiano, iniziata nel 1980. La seconda ragione è la costanza del tema del paesaggio tra gli autori più rilevanti lungo la storia della fotografia italiana, come ebbi modo di approfondire in qualità di curatore della sezione Italy through the Camera’s eye, all’interno della mostra Italy a Country Shaped by Man, organizzata dalla Fondazione Agnelli nel 1981. In quella occasione ho modo di confrontarmi con gli autori da me selezionati, studiandone gli archivi e differenziando in essi con metodo i lavori professionali da quelli artistici, ove non coincidessero tra loro. Oltre ai Fratelli Alinari, i fotografi esposti e pubblicati sono: A. Ballo, G. Basilico, G. Berengo Gardin, M. Carrieri, A. Castaldi, E. Catalano, M. De Biasi, G. Lotti, P. Monti, N. Mulas, T. Nicolini, F. Roiter, E. Rozzo. La terza ragione della rassegna Luogo e identità nella fotografia europea contemporanea è il costatare, durante gli incontri al Festival di Arlès di quegli anni, che anche gli autori europei della mia generazione stanno facendo del luogo come dimensione rivelativa dell’identità personale il tema principale della loro opera.

Durante la rassegna dell’agosto 1982 viene organizzata una giornata di studio e di dialogo con relazioni ufficiali tenute da me, Joan Fontcuberta, Luigi Ghirri, Claude Nori, Manfred Willmann, alla presenza di gran parte degli autori esposti e degli allora giovani fotografi italiani. Malgrado l’amicizia e la stima che ci lega, l’unico a mancare è Roberto Salbitani, per coerenza alla propria ideologia politica e culturale di matrice marxista rivoluzionaria, il quale mi aveva dato le fotografie ma mi aveva chiesto di non esporle. In quei giorni e in quegli incontri sono presenti anche i responsabili nazionali dell’ARCI, tra cui Enzo Velati. Luigi Ghirri condivide e appoggia la rassegna Luogo e identità nella fotografia europea contemporanea e, con alcune variazioni, la vorrebbe portare a Bari nella sede della Pinacoteca Nazionale, ma, nell’autunno del 1982 questa ipotesi fallisce per l’impossibilità politica di mettere insieme la sigla del Meeting con quella dell’ARCI. E’ in questi giorni che Luigi Ghirri comincia a ipotizzare, con me, Cresci e Leone, un nuovo progetto espositivo ed editoriale, che prenderà poi come titolo Viaggio in Italia.

Nella necessità di precisare la visione artistica e la posizione culturale mia e degli amici europei rispetto a quelle, assai diverse, in cui si stavano muovendo gli autori americani inseriti in New Topographers, come pure gli autori della Düsseldorfer Schule, nel maggio 1983, scegliendo solo alcuni degli autori esposti nelle due rassegne riminesi, pubblico in edizione italiana e in edizione francese il libro Immagini della fotografia europea contemporanea, con un saggio introduttivo intitolato “Luogo e identità nella fotografia europea”. Come esergo di questo saggio, cito la frase di Chistian Norberg-Schulz: “Quando Dio disse ad Abramo ‘Sarai un fuggitivo e andrai vagando per la terra’ mise l’uomo di fronte al più essenziale dei problemi, attraversare la storia e riguadagnare il luogo perduto.” Per me, come per gli autori della rassegna da me curata a partire dal fraterno amico Luigi Ghirri, il luogo d’origine dell’identità è da sempre perduto e, in prefazione, definisco così il luogo in cui, attraverso la fotografia, è possibile costruire l’identità della persona: “Utopia, il luogo che non è, il luogo che in forza del suo non essere il limitato orizzonte che l’uomo è e conosce, può finalmente offrire ciò di cui egli manca per condurre a compimento quella promessa di totalità di cui l’ansia è insieme segno e sentiero. E sul tema del luogo si sono concentrati gli artisti di questa generazione, che hanno trovato nella fotografia l’ambito più congeniale della loro ricerca esistenziale.” In quel periodo, peraltro, Luigi Ghirri, impegnato nell’opera Topographie Iconographie, cita spesso il volume di G. Agamben Stanze, in cui si può leggere: “Noi dobbiamo ancora abituarci a pensare il luogo non come qualcosa di spaziale, ma come qualcosa di più originario dello spazio; forse, secondo il suggerimento di Platone, come pura differenza, cui compete tuttavia il potere di far sì che, ciò che non è, in un certo senso sia e ciò che è, a sua volta, in un certo senso non sia.” Laddove in prefazione del libro Einaudi io leggo “luogo e identità non sono tra loro semplicemente addizionati, la congiunzione e intende unirli saldamente e renderli necessari l’uno all’altro fino a farli coincidere”, io devo ricordare che proprio questa definizione è la ragione prima degli innumerevoli conflitti delle vicenda umana su questo pianeta, e che, in questa definizione, vi è la radice stessa dell’antisemitismo che porta con la shoah all’eliminazione di milioni di cittadini europei, solo perché di genealogia ebraica, ovvero solo perché non originari di quel luogo chiamato Europa.
Nel libro Immagini della fotografia europea contemporanea io pubblico l’immagine di una colonna vista dall’interno di una stanza e l’immagine di una fotografia Alinari degli scavi di Pompei all’interno di un vagone ferroviario (usata da Ghirri nelle sue lezioni), mentre Ghirri pubblica l’immagine dell’interno di un museo dove, accanto a un affresco, campeggia la scritta MADAM I’M ADAM e l’immagine di una statua antica che regge una maschera, i cui occhi sono illuminati d una luce retrostante; queste immagini le abbiamo scelte insieme, io e Luigi, per testimoniare che per noi il luogo dell’identità si situa nell’immagine che rivela la nostra disposizione interiore verso il mondo esterno.

Su richiesta di Luigi Ghirri, le opere di alcuni autori, quali M. Jodice, S. Hill, V. Fossati, U. Sartorello, V. Castella, presenti nella rassegna riminese, vengono trasferite, esposte e pubblicate in Viaggio in Italia. Nello scrivere la storia della mostra e del libro Viaggio in Italia non si può evidentemente prescindere dalle rassegne di Rimini e dal volume da me curato, e questo lo prova peraltro il volume Einaudi, che riprende, senza dichiararlo, il titolo Luogo e identità nella fotografia europea. Il volume da me edito ebbe due risvolti importanti: il primo riguarda me, poiché, grazie a esso, fui chiamato dai responsabili dell’I.B.A. di Berlino, impegnati nella ricostruzione della città, per produrre una mia libera opera sulla ex capitale tedesca. A questa prima commessa si aggiunge immediatamente quella della Triennale di Milano, poi quella del Deutsches Architekturmuseum di Frankfurt, via via negli anni sino alla Biennale di Venezia del 2004 e alla grande mostra in Triennale del 2009, con libro edito in Italia da Electa e in Germania, in formato diverso, da Schirmer/Mosel Verlag. Malgrado nel libro Einaudi ci sia un saggio di Antonello Frongia intitolato “Il luogo e la scena: la città come testo fotografico”, della mia avventura berlinese non c’è alcuna traccia. Il direttore della rivista “Lotus International” Pierluigi Nicolin, che grazie a Vittorio Savi, aveva incaricato Luigi Ghirri di fotografare il cimitero di Aldo Rossi a Modena, ritrova nel saggio “Luogo e identità nella fotografia europea” le stesse ragioni in base alle quali lui e architetti come Aldo Rossi e Alvaro Siza sono impegnati nella ricostruzione della città europea. Nicolin inizia così una stabile collaborazione con me e con Ghirri, sia nella rivista da lui diretta, sia nella XVII Triennale di Milano, nella straordinaria mostra Un viaggio in Italia. Nove progetti per nove città, nel cui catalogo in due voluni, contenente foto di G. Chiaramonte, M. Jodice, L. Ghirri, P. Rosselli, M. Ciampi, R. Collovà, Luigi Ghirri scrive il fondamentale saggio “Un cancello sul fiume”. Di questa mostra in Triennale nel libro Einaudi non c’è traccia alcuna, come pure della successiva Esposizione Internazionale Le città del mondo e il futuro della metropoli in cui il curatore Luigi Ghirri, prendendo atto delle ormai non colmabili differenze poetiche, non inserisce l’opera di molti fotografi italiani presenti nelle rassegne di Rimini e in Viaggio in Italia. Nel Quaderno di “Lotus” Atlante metropolitano, sempre curato da Luigi Ghirri, vengono raccolte le immagini dei fotografi presenti nell’Esposizione Internazionale della Triennale; in questa fondamentale pubblicazione si può comprendere in maniera chiara e inequivocabile come a unire i fotografi italiani in Viaggio in Italia è stato solo il tema, ma non certo le singole visioni poetiche, le quali, già differenti, hanno ormai imboccato vie divergenti. Sempre in quella edizione della Triennale di Milano espongo e pubblico anche Scritto nel West, la prima opera fotografica di Wim Wenders.
Avendo condiviso con Luigi l’intera avventura della vita e della fotografia, devo ricordare che Viaggio in Italia nasce come invenzione poetica personale, unica, singolare, irripetibile, come tutte le invenzioni poetiche. In affinità e in analogia con Agamben e Benjamin, per il supplemento di “Progresso Fotografico” del maggio 1982, Luigi Ghirri compone un testo fatto di sole citazioni, intitolato “Dopo dieci anni di fotografia”, con frasi tratte da H. con Hofmannstahl, Novalis, H. Fielding, E. Canetti, G.C. Lichnenberg, T. Hobbes, C. Kraus. Con lo stesso metodo e con lo stesso spirito, Luigi compone anche i diversi capitoli visivi di Viaggio in Italia, scegliendo e mettendo in sequenza narrativa le immagini dei diversi fotografi, nessuna delle quali scattata per l’obbligo esterno di commesse pubbliche o private, ma realizzate solo per necessità poetica interiore. Le vicende dell’Archivo dello spazio e di Linea di confine si pongono invece come pubblica committenza, ad esempio della FARM americana o della DATAR francese, ovvero con temi e soggetti indicati ai fotografi da direttori e curatori, con i vincoli che questo comporta per la libertà creativa personale, come ben testimonia il licenziamento di Walker Evans da parte di Roy Stryker.
Le immagini delle due rassegne riminesi fanno oggi parte della collezione pubblica dello C.S.A.C. di Parma; devo ricordare che nel colophon del libro Viaggio in Italia si legge: “Le fotografie della mostra sono conservate presso il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma”, perché così stabiliva l’accordo verbale stipulato da Luigi Ghirri e dagli organizzatori di Bari con i fotografi e con Arturo Carlo Quintavalle. Ritengo quindi l’attuale collocazione delle fotografie presso Il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo legale ma non legittima.

Giovanni Chiaramonte 12.03.2014